Medicina del territorio in oncologia

Sono stati presentati durante la conferenza stampa del 7 ottobre 2021 “La Medicina del territorio non è rimandabile” i risultati dell’indagine sulla medicina del territorio in oncologia – promossa dal Gruppo di Associazioni pazienti “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere” con la collaborazione di Astra Ricerche – che affronta tre elementi chiave delle cure di prossimità: telemedicina, supporto e formazione del caregiver, accessibilità a terapie e dispositivi.

Il lavoro ha portato alla presentazione di un documento di sintesi destinato alle Istituzioni nel quale i pazienti chiedono cure sul territorio appropriate e accessibili ovunque, gestite da personale sanitario e caregiver adeguatamente formati, ad alta resa anche tecnologica e finalmente a misura della qualità di vita di pazienti e del caregiver.

Sintesi dei dati
Fulcro del nuovo modello di assistenza territoriale dovrà essere la telemedicina, risorsa fondamentale – secondo il 55,3% dei pazienti – per integrare la visita tradizionale, facilitare la comunicazione con l’oncologo (43,5%) e ridurre ove possibile gli spostamenti da un’area all’altra del Paese (40,2%).

Secondo i pazienti oncologici, per rendere pienamente efficace l’assistenza da remoto, occorre intervenire su due fronti: da un lato il completamento e potenziamento delle Reti oncologiche regionali (46,5%) per consentire il dialogo tra le Regioni con un’infrastruttura informatica adeguata, dall’altro l’implementazione del Fascicolo sanitario elettronico in tutto il Paese (40,9%) per farne il vero e proprio punto di accesso dei cittadini per fruire di tutte le prestazioni del SSN.

Altro aspetto fondamentale è che nell’assistenza territoriale siano ben delineati i percorsi di accesso alle terapie e all’innovazione. Per il 33,4% dei rispondenti all’indagine, in particolare, la formazione del Medico di Medicina Generale è un tassello cruciale su cui investire per un impiego efficace della telemedicina, mentre per il 54% degli intervistati il farmacista e l’infermiere di comunità andrebbero coinvolti per facilitare la consegna a domicilio e l’assunzione della terapia oncologica, sotto la supervisione dell’oncologo.

I pazienti chiedono un pieno e uniforme accesso su tutto il territorio nazionale ai test genomici e alla medicina personalizzata/predittiva per individuare le terapie appropriate (46,9%), a dispositivi medici e diagnostici di ultima generazione resi disponibili su ampia scala e su tutto il territorio (42,5%) e a piani di medicina personalizzata a misura del singolo paziente (40,1%).

Figura fondamentale di una oncologia del territorio ben strutturata è la figura del caregiver sia informale (parenti/amici) che formale (badanti/tutor) che deve pertanto essere formata e sostenuta. La metà degli intervistati (49,8%) vorrebbe che il Fondo triennale per le attività di cura non professionale andasse innanzitutto alla formazione dei caregiver su assistenza, terapie e dispositivi.